Albania ed integrazione europea dei Balcani occidentali 13-06-2015

Integrazione europea. Una efficace analisi delle aspettative e delle speranze dell'Albania e di tutta la regione dei Balcani occidentali.

13-06-2015

"Albania ed integrazione europea dei Balcani occidentali" è un nuovo articolo che il Dott.Afrim Krasniqi ha voluto dedicare ad un argomento caro non solo a lui ma a tutta la popolazione dell'Albania.

La piena integrazione europea dei Balcani occidentali e dell'Albania in paricolare all'interno di un definito contesto comunitario è infatti l'elemento comune nonchè conduttore delle tematiche politiche ed economiche che da qualche anno tengono banco non solo in Albania ma in tutta la travagliata regione dei Balcani.  
In maniera fluida, discorsiva e scorrevole il Dott.Afrim Krasniqi porta a termine una rapida, sintetica ma efficace carrellata sul "comune sentire" in Albania nei confronti della Ue, vista come una "entità" in grado di sedare gli animi e pacificare le numerose, opposte fazioni che caratterizzano il vivace scenario politico dell'Albania.
 
Attivo da anni nel mondo dell'imprenditoria, il Dott.Afrim Krasniqi è divenuto recentemente Presidente dell'associazione di piccole e medie industrie Aspim Europa in Albania, compito che saprà felicemente coniugare con i numerosi impegni in qualità di docente universitario ed autore di numerosi testi politico-economici.
 
Per quanto concerne il suo curriculum, il Dott.Afrim Krasniqi ha portato a termine i suoi studi presso la University of Tirana (Albania) e la University of Viadrina (Franfurt Oder, Germany) oltre ad aver conseguito il dottorato in History & international relations alla University of Tirana.  
Il Dott.Afrim Krasniqi ricopre anche il ruolo di Presidente dell'Albanian Institute for Political Studies (Isp), conosciuto in Albania come Instituti i Studimeve Politike http://isp.com.al/, è Professore alla University "Aleksander Moisiu" di Durres presso la Faculty of Political Science.
Da sottolineare che oltre alla carriera universitaria, il Dott.Afrim Krasniqi si è messo in luce anche nel settore editoriale come autore di numerose opere con le quali ha voluto analizzare gli scenari politici ed elettorali dell'Albania post comunista.
A proposito degli anni della dittatura, il Dott.Afrim Krasniqi ha realizzato personalmente una articolata, interessante ma angosciante ricerca visibile nel sito http://muzeuimemories.info/en/ da lui personalmente curato.
Una sofisticata opera editoriale e storica con la quale ha inteso sottolineare la necessità di mantenere vivo il ricordo di fatti ed eventi che molti hanno preferito rimuovere dalla memoria.
 
 
Albania ed integrazione europea dei Balcani occidentali
 
 
L'Unione Europea non prevede nel prossimo futuro alcuna espansione attraverso l’ammissione di nuovi Stati e nel corso della competizione politica per aggiudicarsi la presidenza della Commissione Europea, sia il vincitore Juncker che il nuovo Commissario Hahn lo hanno ammesso chiaramente: durante i prossimi 5 anni del loro mandato non vi sarebbe stata alcuna espansione della Ue.
 
Sinceramente, nei Balcani occidentali nessuno si aspettava una rapida espansione della Ue ma, per contro, nessuno si aspettava nemmeno una simile affermazione, un messaggio sorprendente e del tutto imprevisto sia in Albania che nei Balcani occidentali dove il progetto di integrazione europea dei Balcani occidentali è ben più di una speranza.
 
Il motivo di tale sorprendente reazione è da ricercare nell'importanza che sia in Albania che nei Balcani occidentali viene attribuita all'integrazione nella comune casa europea, una speranza forte che quotidianamente ci nutre e sostiene in quel lungo cammino verso un futuro migliore e sicuro.
Invece di espandersi, Paesi quali la Germania hanno preso l'iniziativa nel corso del vertice di Berlino 2014 offrendo un pacchetto di sostegno politico ed economico qualora l'Albania ed i Paesi dei Balcanici occidentali coopereranno assumendosi precise responsabilità.
Quest'iniziativa ricorda l'offerta degli Usa per il Partenariato per la Pace nei primi anni '90, quando questi Paesi si candidavano per l'adesione alla Nato. L'adesione è poi arrivata in ritardo (Macedonia, Serbia, Bosnia, Kosovo e Montenegro non ne sono ancora membri ), cosicchè anche l'allargamento della Ue e l'integrazione europea dei Balcani occidentali saranno ritardati (le previsioni più ottimistiche risalgono a piu di un decennio di attesa).
 
Dopo il vertice di Berlino hanno avuto luogo numerosi vertici regionali e si sono contrassegnati eventi importanti. Ad esempio, per la prima volta, il Kossovo è parte del progetto regionale, l'Albania e la Serbia dopo un secolo hanno effettuato visite ad alto livello esecutivo, definito una serie di dispute regionali e progettato o firmato numerosi nuovi accordi.
Ultimamente a Tirana si è tenuto il Forum Economico, come fase di consultazione della cooperazione regionale prima del vertice di Vienna. Nel corso della riunione i media non hanno riportato alcuna notizia negativa.
Le parti hanno collaborato, sono stati presentati numerosi progetti economici e di infrastruttura e la tesi dell'importanza dei Balcani occidentali per l'Ue.
Entrambe le parti, dalle regioni e dagli ospiti, hanno evidenziato la rilevanza dei Balcani occidentali nella prossima integrazione europea.
Al meeting hanno partecipato noti ex politici tedeschi, francesi ed italiani tra i quali ex ministri degli Esteri Fisher e Vedrine.
 
Al Vertice di Tirana l'Albania ed i Paesi dei Balcani occidentali si sono dimostrati critici per il ruolo assunto e la risposta dell'Ue circa la prossima integrazione europea degli stessi.
In effetti, come peraltro già sottolineato, si aspettavano qualcosa oltre il protocollo e la politica di cooperazione, ad esempio progetti concreti ma soprattutto risultati economici concreti.
La povertà e la crisi economica in Albania e nei Balcani occidentali è stata spesso la fonte principale della rinascita di forti sentimenti nazionalisti spesso con connotazioni di estremo populismo, sentimenti che avevano facilmente attecchito in un contesto logorato dai conflitti e dalle enormi perdite che ne erano derivate.
 
Allo stato attuale ogni Governo della regione dei Balcani occidentali ha l'obbligo di garantire il sostegno politico e soprattutto economico al di fuori della regione al fine di mantenere la stabilità interna della società.
Tra i Paesi dei Balcani occidentali non esiste ancora, ad esempio, una strada statale che garantisca i collegamenti fra di loro nè tantomeno vie di comunicazione ferroviarie. Mancano importanti progetti di infrastrutture tanto quanto quegli elementi importanti che danno vita ad un comune spirito di cooperazione e di sicurezza.
Il processo di espansione ed integrazione europea fatica a prendere corpo e gli sviluppi geopolitici tra la Ue e la Russia si riflettono in modo significativo nei Balcani occidentali confermando l'affermazione di Fisher, secondo la quale "in geopolitica non vi è spazio per il vuoto".
 
I problemi principali relativi alla governance nonchè alla stabilità ed alla "qualità" della democrazia, tutti fattori influenzati dalle nuove ondate migratorie che stanno riguardando direttamente alcuni Paesi dei Balcani occidentali, sono un'indicazione ulteriore della necessità di tutela da parte di Bruxelles, una protezione che alcuni ritengono ottenibile solo attraverso un progressivo e stabile sviluppo del processo di integrazione europea.
Le preoccupazioni per la crescita dell'ondata nazionalista sono reali fintanto che la prospettiva di integrazione europea delle Nazioni dei Balcani occidentali resterà in dubbio e quei Paesi stessi continueranno ad essere minacciati da crisi economiche e rivalità geopolitiche.
 
Nessuno Stato della regione può sopravvivere economicamente senza assistenza straniera e solo quest'ultima dar vita a quella tutela tanto agognata.
La convivenza nei Balcani non può che essere imposta dall'esterno vista la scarsità di profonde e comuni radici culturali tanto quanto i problemi della lotta contro criminalità e terrorismo per la cui soluzione è indispensabile l'interessamento diretto di Ue ed Usa.
Il nazionalismo ed il populismo possono essere opzioni a breve termine ma a lungo termine, invece, tutti i soggetti sono pienamente consapevoli che l'integrazione europea dell'Albania e dei Balcani occidentali rimane l'unica e più stabile soluzione.
 
L'Albania, a differenza delle altre Nazioni della regione (Serbia, Kossovo, Macedonia e Bosnia) non ha alcun partito nazionalista presente ed attivo in parlamento e nella politica centrale.
Il nazionalismo non porta voti e non ha il sostegno pubblico ma al contrario viene sovente utilizzato da ogni governo in termini retorici oppure in casi specifici, magari per esigenze politiche contingenti.
Il fatto che l'Albania non abbia spinto gli albanesi del Kossovo, di Macedonia o Montenegro verso le politiche nazionaliste più radicali è la prova che a Tirana non vi è alcun progetto nè volontà in questo senso.
Le relazioni nazionali rimangono problematiche in Macedonia, Bosnia e Kosovo soprattutto a causa di problemi nell’interpretazione e messa in pratica dei principi di coesistenza ed integrazione etnica.
 
L'Albania, al contrario, non ha problemi etnici ed è ben lontana da queste problematiche purtroppo comuni alle Nazioni dei Balcani occidentali. Il termine "Grande Albania", ad esempio, viene usato sovente nei discorsi pubblici a Belgrado più che a Tirana, mentre il concetto di integrazione europea dei Balcani occidentali e di integrazione europea dell’Albania è ben presente in tutti i programmi dei partiti politici nonchè dei governi.
Questo è un segnale estremamente significativo.
 
Un indicatore fondamentale della cooperazione regionale è il fatto che le Nazioni dell’area collaborano maggiormente a causa della pressione internazionale, in particolare da parte dell'Unione Europea e degli Usa che non di propria iniziativa.
La maggior parte delle Nazioni della regione si preoccupa del presunto comportamento arrogante del vicino oppure delle retoriche nazionaliste di alcuni attori politici così come la maggior parte degli accordi economici e politici sono stati in gran parte frutto di condizionamenti nell'ambito del processo di integrazione europea dell'Albania e dei Balcani occidentali.
 
Questi comportamenti non possono che influenzare negativamente il processo di integrazione all'interno della regione nonchè lo sviluppo e l'integrazione. La stessa Ue non ha una risposta diretta a questa situazione oggettivamente problematica.
Oltretutto, più che di democrazie efficaci e di Paesi che siano parte integrante delle decisioni in politica estera, sicurezza ed economia la Ue, al contrario, pare avere come sua priorità la sola stabilità della regione.
 
Il processo di sensibilizzazione sull'importanza di una cooperazione e di una prospettiva a lungo termine è duplice: tra le Nazioni della regione e tra quest'ultima e la stessa Ue.
Le esitazioni geopolitiche e le agende prioritarie sovrapposte non aiutano il processo, piuttosto nutrono malintesi e pregiudizi.
"Balcani occidentali" è la seconda denominazione per l'Europa Orientale, un fatto questo non solo politico ma che merita la giusta attenzione in tutte le capitali decisionali, nella regione e nei Paesi dell'Unione Europea.
 
Dott.Afrim Krasniqi
 
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