Rimpianto £ira 02-01-2014

Oltre il 70% degli italiani tornerebbe alla vecchia valuta. In attesa della resa dei conti, fioriscono le monete locali.

Rimpianto £ira

Capodanno 2012. Tutti, o quasi, indiavolati da un incontrollabile eurofervore, euroentusiasti con le esaltazioni di Prodi circa un non ben definito inizio di un'epoca fantastica, o meglio eurofantastica, di stabilità e di crescita.
Gli italiani, giustamente eurodiffidenti, erano solo il 5% mentre una maggioranza schiacciante, assoluta, lodava una divisa unica che, nel caso dell'Italia, era stata imposta evitando qualunque forma referendaria a differenza di molti altri Paesi europei.
Capodanno 2014. Sviluppo, crescita e benessere sono mai arrivati; anzi, quel poco di stabilità finanziaria individuale, faticosamente costruita negli anni aurei della lira, è stata spazzata via dalla recessione di anni cupi caratterizzati recentemente da europrofessori (che Dio ce ne scampi...) ed eurotecnocrati che a colpi di clausole di salvaguardia, pareggi di bilanci ed austerità ci hanno sprofondato nella miseria e nella disperazione.
Una risposta forte all'euromiseria è iniziata, in sordina, da alcuni anni e si tratta delle valute locali; il Chiemgauer in Germania, il Tem in Grecia, l'Eco in Spagna, il Bonus in Francia e lo Scec in Italia non sono altro che il materializzarsi dell'eurorepulsione, della volontà di staccarsi da una valuta non voluta attraverso una una circolazione forse campanilistica ma parallela.
Allontanarsi dell'euro e dalla sua austerità a sua volta causa di nuove crisi depressive madri di incassanti, nuove austerità; un circolo eurovizioso di cui, al momento, non si vede via d'uscita.
Le valute locali sono, indiscutibilmente, la dimostrazione di un sentimento fortissimo e trasversale, spontaneo ed irrefrenabile, che attraversa tutta l'Europa.