Quando l'Italia aveva il colpo in canna 20-03-2014

Irripetibile occasione sprecata. Nel 2010 - 2011 l'Italia avrebbe potuto capovolgere il tavolo e battere i demagoghi rigoristi di Bruxelles.

20-03-2014

Quando l'Italia aveva il colpo in canna

E' sicuramente tardi per recriminare scellerati ingressi nella moneta unica a fronte di una voluta, artata cortina fumogena di regime che aveva impedito agli italiani non solo di vedere il disastro prossimo venturo ma che non aveva loro nemmeno consentito di pronunciarsi democraticamente.
 
All'epoca, qualsiasi dibattito sui temi della dis - integrazione europea era stato volutamente oscurato da una forte ed omogenea coalizione di forze politiche, istituzioni e mezzi di dis - informazione. 
I pochi contrari erano stati violentemente attaccati ed infangati dai servi e dai giornalisti di regime tutti uniti a cantare all'unisono i loro inni pro euro e pro Eu.
 
Al momento, eventuali cambiamenti di rotta del governo italiano, un ipotetico quanto tardivo alzar di voce per tutelare legittimi interessi nazionali contro il rigor mortis di Bce, Merkel ed Olli Rehn non possono che essere tardivi quanto inutili visto che il potere contrattuale dell'Italia nei confronti di Bruxelles è praticamente nullo.
 
Il tempo è passato e l'irripetibile occasione presentatasi nel 2010 - 2011 irrimediabilmente perduta.
 
Allora, nel 2010, l'Italia aveva il colpo in canna ed avrebbe potuto esplodere il colpo finale ai caini d'Europa se questi non avessero ubbidito.
L'Italia avrebbe potuto, infatti, allearsi con i Paesi Ue periferici rifiutandosi di applicare le demenziali politiche di austerità oltre che a minacciare l'uscita dalla moneta/camicia di forza unica.
Nel 2010, poi, oltre il 60% dei titoli di stato/debito dei Piigs era detenuto prevalentemente da banche tedesche e francesi; l'impuntarsi dell'Italia, la minaccia dell'uscita dalla prigione europea avrebbe potuto determinare l'implosione dell'euro e la conseguente rovina del sistema bancario europeo.
 
Il colpo era in canna.
 
Bruxelles e Berlino, con l'avallo del timoroso resto del mondo, avrebbero siglato patti ben differenti con l'Italia che avrebbe raggiunto accordi estremamente vantaggiosi.
 
Ma le cose sono state volutamente condotte in ben altra maniera.
 
Il regime, infatti, aveva applaudito compatto la manovra di Draghi del Novembre 2011 attraverso la quale gli italiani si sono ricomprati un debito che non riusciranno mai e poi mai a pagare e che li renderà inevitabilmente  sempre più poveri. 
In compenso, erano stati così salvati banche, mercati ed investitori stranieri.
 
L'Italia, nel 2011, ha vissuto il momento di maggior debolezza o di massima forza, dipende dalle opinioni e dagli obiettivi prefissati: gli interessi nazionali o quelli delle elites politico - finanziarie.
Le sorti dell'Italia avrebbero potuto essere ben differenti se, invece di imporre il rigor mortis del tecnocrate Monti, si fosse cooperato con gli altri Paesi della periferia d'Europa e non si fosse riacquistato il proprio debito.
 
Ora è tardi, oltre il 60% del debito pubblico italiano è nelle mani delle banche nazionali e dei cittadini stessi e se implodesse il conto lo pagherebbero solo gli italiani. 
Grazie alla genialità di Draghi, le banche estere si sono sbarazzate del debito pubblico italiano attraverso l'intermediazione della Bce.
 
Ora l'Italia ha la pistola scarica.